Est. Dalla parete Est della sala della cerimonia, iniziammo ad esplorare il tempio di Ortic, in cerca di una via di fuga. Oltre a non sapere cosa ci attendeva, la prima stanza in cui entrammo, ci mise di fronte anche ad un altro problema di cui non potevamo non tenere conto: non tutte le stanze erano disponevano di torce accese. Sebbene alcuni di noi, anche in presenza di luce fioca, godevano di buona vista, altri non erano così fortunati, di conseguenza il buio sarebbe stato un altro nemico che avremmo fronteggiato, oltre gli zombi, gli scheletri e le altre creature non morte che Mutraxx si era lasciato dietro. Decidemmo quindi di portarci appresso un paio di torce, che fortunatamente abbondavano nella sala centrale della cerimonia. Nella nuova stanza ci imbattemmo subito in un paio di creature ma, fortunatamente, ce ne sbarazzammo velocemente, essendo in superiorità numerico avemmo quasi subito la meglio. All'apparenza, se la memoria non mi inganna, la stanza sembrava un luogo di ritrovo, disponeva infatti di due lunghi tavoli e di panche di eguale misura, da qui si poteva accedere ad altre due sale, tra loro adiacenti. Nella sala intermedia trovammo quattro statue, disposte una per parete: una di queste la riuscimmo ad identificare, tramite i simboli incisi, come una raffigurazione di Ortic, ma le altre ci risultarono ignote. La statua della parete sud raffigurava un guerriero dalla folta chioma che indossava un elmo vistoso: ipotizzammo che potesse trattarsi del duca di Gerdbury che in tempi remoti aveva dei possedimenti nei dintorni del tempio. Di un altra delle statue notammo che erano raffigurati dei paramenti tipici dei prelati ma non riuscimmo a ipotizzare nessun nome che potesse rivelarne l'identità. In generale, comunque, ci accorgemmo che le statue erano scolpite con stili artistici diversi tra loro. Fu nella terza stanza, la più interna, quello che ci parve essere uno studio, in cui trovammo qualcosa di piuttosto curioso che, solo in seguito, rivelò la sua utilità: rinvenimmo
un dito d'oro, un indice per la precisione.
Subito tornammo nella stanza adiacente per verificare quale delle statue, avesse una mano il cui dito indice fosse stato amputato: purtroppo la nostra curiosità non fu ripagata, infatti a nessuna delle sculture mancava uno degli indici. Facemmo anche un secondo ritrovamento, molto importante, che ci permise di evadere da quel sotterraneo di morte: anche in quella stanza era presente una statua, ma la polvere l'aveva così pesantemente attaccata che ci fu praticamente impossibile riconoscere le fatteze della persona raffigurata. Midhir, comunque, tra la polvere si accorse che alla scultura era fissata una sacca nera, ove dentro era custodita una
pergamena
: ispezionandola ci accorgemmo che il manoscritto conteneva il rituale per aprire un portale. Solo in seguito fummo in grado di beneficiare di questo ritrovamento.
La seconda stanza che esplorammo era una piccola cambusa dove trovammo solo diverse botti e otri piene di acqua.
La terza stanza che trovammo nella parete di Nord - Est, invece, fu una decisamente più interessante: a lungo ci chiedemmo se era una specie di museo, oppure un deposito pieno di relique arcane. Non sapendo se fosse o meno una stanza dedicata alla divinità patrona del tempio, che oltretutto si era a noi già manifestata, lasciammo la stanza quasi inalterata, dopo averla esaminata a lungo, molto a lungo.
La stanza era piuttosto grande ma nonostante questo un tappeto ne ricopriva quasi interamente il pavimento e a poca distanza dall'ingresso, posto su uno degli angoli, trovammo due scaffalature di legno pregiato. Le scaffalature erano pressochè vuote, ma la restante "mobilia" attirò le attenzioni di tutti noi. Lungo le pareti infatti erano disposte undici colonne, probabilmente di marmo, alte circa 1.20 / 1.50 metri, ove su alcune delle quali era posta un oggetto. Iniziammo ad esaminare le colonne partendo da quella più vicino all'ingresso, tenendo la sinistra.
Sulla prima colonna era appoggiata una specie di cristallo trasparente al cui interno era visibile una strana ombreggiatura.
La seconda era vuota, così come la quinta, la sesta, la nona e l'undicesima, quest'ultima era anche la più vicina all'ingresso tentndo la destra.
Sulla terza colonna trovammo un piedistallo, contenente un ampolla chiusa con un liquido scuro al suo interno. Il liquido, che presentava delle venature, ci sembrò una miscela, ma sopratutto ci diede l'impressione di essere come ombra liquida che odorava di funghi: qualche tempo dopo, pensandoci, ci sorse il dubbio che potesse essere un qualche tipo di veleno.
Sulla settima colonna trovammo quella che a tutti gli effetti ci sembrò una ciotola, vuota, e ben lavorata. Non riuscimmo mai a dare un significato a quel manufatto!
Appoggiata all'ottava colonna trovammo una freccia: molto antica e di fattura assolutamente normale. Notammo che la punta era scura non per la ruggine.
Infine, nella decima colonna, trovammo un'oggetto assai semplice ed al tempo stesso bizzarro assai: una piccola calotta di vetro. A tutti gli effetti sembrava una lente, aveva infatti un bordo in rilievo, era inoltre uniforme, equilibrata e di un certo peso. In quel momento non riuscimmo a capire se era parte di un oggetto più grande e complesso.
Ricordo inoltre che le pareti della stanza erano ornate con diversi arazzi, che raffiguravano Ortic, uno in particolare attirò la nostra attenzione: la divinità infatti teneva alta la sua mano, indicando la via da seguire ed il suo dito indice era d'oro!

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continua...