La terza sala in cui entriamo è pressochè identica alla seconda: forma vagamente ottagonale, scheletri a guardia di un indovinello scritto in un libro e un'unica uscita dalla parte opposta all'ingresso.
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Almeno questa volta riusciamo a trovare più velocemente la soluzione dell'enigma, cosa che ci permetterà di risparmiare un poco le energie. Le parole scritte nel libro mi portano alla parola
rapide
come nella seconda stanza, una volta pronunciata la parola, uno schiocco metallico annuncia l'apertura dell'uscita verso cui ci fiondiamo di corsa.
A questo punto ci saremmo aspettati un nuovo indovinello, visti i 3 precenti o, nel più caso fortunato, avremmo incontrato il padrone o la padrona di casa, infatti ancora non era chiaro se quella era la effettiva dimora della dama conosciuta col nome di Nemeia oppure di qualcun altro. Il destino, o qualche Divinità, volle che la nuova sala ci presentasse un nuovo pericolo ed un nuovo problema da superare.
E questa volta l'unica somiglianza con le sale precedenti era la sua forma.
A circa 6 metri dall'ingresso era presente quello che a tutti gli effetti era un pozzo, alto appena qualche piede, ricolmo di acqua. Per terra, a poca distanza da quest'ultimo, troviamo due assi di legno, oggetti che inizialmente non riusciamo a collocare in nessun modo all'interno della stanza. Ci sembravano totalmente inutili.
Sulle pareti laterali, al centro, notiamo quelli che sembrano degli strani dipinti: sembrava che qualche artista pazzoide avesse disegnato un numero imprecisato di bocche di varia natura e grandezza su una tela in pelle. Qualcosa di veramente bizzarro.
Dalla parte opposta dell'ingresso come al solito era presente una seconda porta. In apparenza l'unica difficoltà di questa sala era rappresentata dal come riuscire a raggiungere l'area antistante tale porta posizionata nella parte posteriore di una vasca che la circondava completamente. In condizioni normali avremmo raggiunto quel piccolo pianerottolo con un salto, ma appena entrati nella nuova stanza ci rendiamo conto che muoversi era più difficoltoso del solito e su di noi sentivamo una pressione innaturale, come se subissimo una pressione costante verso il basso. Saltare in lungo, anche una distanza tanto risibile, risultava impossibile. In apparenza siamo gli unici esseri viventi nella stanza, di conseguenza ce la prendiamo comoda ed iniziamo ad ispezionare sia il pozzo che la piccola vasca. Mentre il primo è ripieno d'acqua, non riusciamo a capire quale sia il liquido che riempe la vasca, ne quanto sia profonda. Cerchiamo di capire se e come possiamo usare le assi accatastate a terra ai piedi del pozzo.
Ancora una volta il tempo e la fortuna non sono dalla nostra parte.
All'improvviso sentiamo uno strano rumore, un lamento, provenire dalle pareti a lato del pozzo, come se i due dipinti si fossero animati: cosa che in effetti è! Quelli che in apparenza dovevano essere dei quadri o al limite degli stendardi, in realtà sono qualcos'altro. Lentamente, allungandosi verso l'esterno, le creature prendono forma come un ammasso di carne, arti e bocche da cui, incessantemente, escono dei lamenti incomprensibili o al più privi di senso. I più vicini alle creature, se la memoria non mi tradisce furono Midhir, Runak ed Eowin che iniziano subito ad ingaggiare battaglia con quelle strane creature.
Fin da subito è palese che lo scontro sarà molto duro...Molto duro.
E dall'esisto non scontato
Anche i colpi migliori di Runak, solitamente letali, hanno poca fortuna mentre gli attacchi delle creature, con gli arti e le fauci sono precisi e pericolosi. Nelle loro vicinanze sperimentiamo qualcosa di altrettanto inaspettato: i nostri movimenti sono più difficili, più lenti, come se camminassimo all'interno di un banco di sabbie mobili. Almeno non affondavamo.
Divenuto chiaro che non potevamo abbattere entrambi i nostri avversari, decidemmo di ritirarci dalla battaglia, meglio salvarsi ed tentare di capire come arrivare alla porta di uscita, senza farsi accoppare. Sempre che quelle creature non ci seguissero.
Con difficoltà tutti riusciamo a raggiungere la porta da cui siamo giunti: per arrivarci ci disinteressiamo delle creature cosa che permette loro di colpire a turno praticamente ognuno di noi.
Una volta usciti torniamo alla stanza precedente urlando subito la parola chiave per evitare di animare gli scheletri di guardia e dover ingaggiare subito un nuovo incontro. Fissiamo la porta da cui siamo arrivati: io, Midhir e Xorius pronti a scagliare le nostre magie, su qualsiasi cosa fosse uscita da essa inseguendoci.
Nulla. Non emerse nulla. Cosa che ci permise di recuperare le forze.
Ci consultammo al fine di capire che razza di mostruosità avessimo di fronte: qualcuno le riconobbe come delle
Fauci Gorgoglianti
. Bestie magiche aberranti che, come appena sperimentato, potevano attaccare sia con le fauci, provocando danni da acido, sia con attacchi psichici.
Più e più volte risaliamo la scala e ci affacciamo in quella sala degli orrori, vogliamo studiare le reazioni di quelle bestie e ogni quanto si animano, li provochiamo a distanza per verificare se sono sempre in stato vigile oppure se nella forma bidimensionale non sono attaccabili.
Non sempre ci va bene e rispondono ai nostri attacchi a distanza ma fortunatamente non escono mai dalla stanza. Mai ci inseguono.
Ripensando ai pochi elementi a disposizione e al tipo di ambiente ci viene in mente una possibile soluzione, disperata, ma realizzabile.
Mentre Midhir, Runak ed Eowin tengono a bada le Fauci Gorgoglianti, io e Xorius posizioniamo le assi in modo che formino una
T
obliqua, appogiando la la prima asse di traverso in uno degli angoli disegnato dalla vasca. In questo modo riusciamo a realizzare un piccolo ponticello su cui possiamo camminare raggiungendo la porta d'uscita. I nostri compagni subiscono qualche attacco quando si disimpegnano dalle bestie aberranti ma riescono a raggiungerci: ci dovemmo riposare ma almeno ci lasciamo dietro quei bizzarri orrori!

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continua...